Eccoci arrivati in uno dei periodi più intensi dell’anno. È impossibile non esserne toccati. Senz’altro uno di quei periodi in cui è difficile stare con il momento presente perché ogni aspetto viene programmato. Personalmente vivo con una certa preoccupazione l’avvicinarsi delle feste.
Conduco una vita abbastanza tranquilla e silenziosa e inevitabilmente queste giornate portano un aumento di parole, di cibo, di appuntamenti, di distrazioni. Il rischio di perdermi di vista in questi giorni è veramente alto. Per questo è fondamentale creare le condizioni che mi permettano di restare in contatto con me stessa, che mi permettano di ricordarmi come voglio impiegare il mio tempo.
Creare le condizioni
In questi giorni più che mai, la calma è una scelta che richiede un certo sforzo; per questo è utile domandarsi quali condizioni supportano la nostra serenità. Cosa e chi ci ricorda o ci allontana dalle nostre motivazioni profonde? Creare le condizioni vuol dire fare in modo che nell’arco della giornata non mi senta vittima impotente degli eventi ma possa contribuire a creare condizioni che mi avvicinino alla mia intenzione. Se è vero che gioia e felicità non possono essere acquistate, ma scoperte e coltivate, cosa sto facendo per scoprire e coltivare la gioia di queste giornate? Creare le condizioni per la nostra serenità, vuol dire diventare responsabili delle scelte che mettiamo in campo, queste scelte contribuiscono a creare il prossimo momento.
Pace in mezzo a tutto questo
Un modo può essere traslocare di tanto in tanto dalle numerose distrazioni esterne a noi, a una dimensione interiore. Riconoscere che c’è uno spazio di pace dentro di noi che possiamo contattare anche in mezzo al caos. “Pace in mezzo a tutto questo” dice spesso una delle mie insegnanti Christina Feldman. Possiamo ripeterlo nel nostro cuore quando siamo sopraffatti dal caos. Possiamo chiudere gli occhi per il tempo di un respiro; possiamo riposare nel contatto delle nostre mani, dei nostri piedi. Scoprire come questo momento è incredibile, come possiamo riconoscere che insieme all’insofferenza, al rumore, al disordine possa esserci pace. In quel momento staremo praticando con la gentilezza, perchè come spesso diciamo praticare la gentilezza è una scelta. Scegliamo in piantare un seme di pace e equanimità in mezzo al caos o a ciò che è spiacevole.
Meditare ogni giorno
Proprio nei momenti di maggiore distrazione la pratica può essere un supporto per non perderci di vista. Forse crediamo che sia impossibile praticare nei giorni di festa in cui la casa è piena e la tentazione è quella di lasciarci andare a un po’ più di pigrizia. Invece spesso sono proprio i giorni in cui ne avremo più bisogno. Potersi sedere sul cuscino, su una sedia, anche se per pochi minuti ogni giorno, è un momento in cui scegliamo di fermarci invece di affaccendarsi; preferiamo il silenzio a qualsiasi parola, contempliamo il non fare invece del fare. È un atto radicale di amore per noi stessi e per le cose a cui teniamo che finiamo per dimenticare. Impegnarsi anche 5 o 10 minuti al giorno può essere un modo per iniziare la giornata con maggiore lucidità e per non perdere contatto con noi stessi. Lo dice così bene Etty Hillesum in queste righe del suo diario.“Credo di poterlo fare: tutte le mattine, prima di mettermi al lavoro, prenderò l’impegno di “volgermi verso l’interno” una mezz’ora, ad ascoltare il mio intimo. “Immergersi in se stessi”. Potrei anche chiamarlo meditare. Ma sono ancora un tantino spaventata da questa parola. Beh, perché no? Una quieta mezz’ora dentro di me. Non è abbastanza muovere bene braccia, gambe e tutti gli altri muscoli la mattina nel bagno. Un essere umano è corpo e spirito. E davvero una mezz’ora di ginnastica, insieme a una mezz’ora di “meditazione” possono costruire vaste fondamenta di quiete e concentrazione per l’intero giorno. Ma non è per niente semplice, quell’ “ora quieta” va imparata. Allora tutto il ciarpame e i fronzoli delle umane meschinità sarebbero eliminati da dentro di noi.
Circondarsi di amici che possano ricordarci le cose a cui teniamo
Ho già parlato dell’importanza di amici nel nostro cammino di pratica. Addirittura in alcuni sutta della tradizione si legge che l’amico è proprio colui o colei che ci permette di ritrovare il cammino quando crediamo di averlo perso. Circondarsi di amici che ci ricordino le nostre intenzioni, è un modo per non perderci di vista. Sia che riusciamo a vederli o solo sentirli per messaggio, è importante fare in modo che la nostra socialità ci rammenti i nostri valori. Per questo è di grande aiuto avere un sangha, una comunità di pratica con cui trovarsi, o un amico di Dharma, un kalyanamitta che ci rammenti la direzione che vorremmo dare alla nostra vita.
Scrivere
Quando proprio non possiamo meditare, possiamo trovare rifugio in una pagina vuota come si cerca rifugio nello spazio della meditazione. La scrittura, come la meditazione, è un mezzo che ci permette di vedere con maggiore chiarezza, prenderci cura di noi, ricontestualizzare quello che sembra così definitivo nel nostro cuore. Qualcuno mi dice di non sapere neanche da dove iniziare con la scrittura. Potrebbe essere utile tenere un diario delle nostre intenzioni, magari le intenzioni della vita, le intenzioni della nostra pratica. A fine giornata rivisitarle, fermarsi a apprezzare il nostro sforzo e con sincerità domandarsi come continuare, cosa cambiare. Oppure possiamo consultare le domande proposte nel corso di quest’anno nella pagina Stare con la domanda.