Quando avevo 22 anni vivevo a Roma, lavoravo in una grande azienda del lusso, avevo già un contratto a tempo indeterminato e mi sentivo molto apprezzata sul lavoro. Avevo un ragazzo che mi amava, tante amiche e una famiglia alle spalle che mi proteggeva, e mi sembrava di essere cresciuta con valori solidi. E allora perché tutto intorno a me sembrava tremare? Perché piangevo per ogni senzatetto che vedevo per strada?
Ne parlai con Olga, un medico chirurgo che aveva scelto negli anni di dedicarsi alla medicina ayurvedica, insegnare yoga e leggere Vimala Thakar. Quando al primo incontro le ho fatto la lista di tutte le ragioni per cui la mia vita era perfetta, eppure sentivo il mondo tremare nel mio cuore, lei mi rispose guardandomi fissa negli occhi che i miei genitori un giorno sarebbero morti, che quel lavoro lo avrei perso e probabilmente avrei perso anche il mio ragazzo. Era meglio che mi sbrigassi a trovare qualche altro elemento su cui fondare la mia vita. Poi mi fece distendere e mi invitò a respirare. Oggi, penso che lo smarrimento di quei giorni, raccontava la mia ricerca di senso.
Significato nella nostra vita
Molte delle persone che si avvicinano oggi alla meditazione condividono forse un simile senso di smarrimento. A volte un dolore inaspettato, rimette in discussione le priorità e le certezze. Dietro questo sentire, si nasconde un bisogno ancora più universale che raccontauna ricerca di senso. Forse per questo molti meditanti sentono risuonare i famosi versi di Mary Oliver che recitano “Dimmi, che cosa pensi di fare di questa tua unica vita selvaggia e preziosa?”. Arriva l’intuizione del perché pratichiamo, cosa voglia dire veramente prendere posto al centro della nostra vita. Comprendiamo il potenziale che c’è dentro di noi e le potenzialità di quello che possiamo fare con le nostre vite. Trovo preziose la riflessione di Vito Mancuso nel commentare Nietzsche“Io non sono un uomo, sono dinamite”; Mancuso dice “(…) tutti noi, ognuno a suo modo, siamo esplosivi. Per questo il lavoro più urgente e prezioso che possiamo compiere consiste nello scoprire quanto e quale esplosivo conteniamo, dov’è riposto, come utilizzarlo. Il compito più importante della vita è il lavoro sull’irrazionalità, sul sentimento, sulla passione: su quella parte di noi che ci può far esplodere oppure implodere e da cui dipende sostanzialmente la felicità. Il compito più importante della vita è il lavoro interiore”.
Quando non c’è significato
È naturale osservare come il significato della vita cambi nel corso degli anni; è utile riconoscere anche come può essere influenzato dalle credenze e dai valori con cui siamo cresciuti. È possibile che per una certa fase della vita il senso delle nostre giornate ruotasse intorno all’affermazione professionale, alla creazione di una famiglia, alle relazioni sociali, al guadagno, alla riconoscimento, alla creazione di una certa reputazione. Succede a volte che proprio quando le certezze su cui avevamo poggiato la nostra vita crollano, facciamo esperienza di un senso di smarrimento.
Certo, possiamo vivere la nostra vita senza farci troppe domande. Però accade a un certo punto di accorgersi di avere perseguito qualcosa che in realtà non ci ha veramente nutrito o di avere investito tempo e energia su persone o progetti che ci hanno deluso. Altre volte un evento improvviso, inatteso, rimette in discussione ogni significato su cui avevamo orientato la nostra vita. Quindi ci scoraggiamo, magari ci sentiamo smarriti, disorientati. Ecco che comprendiamo che è di estrema importanza sapere da cosa la nostra vita è sostenuta, in modo da poterci orientare anche nei momenti di maggiore sofferenza.Victor Frankl, nel suo famoso libro, L’uomo in cerca di senso, racconta di come nei campi di concentramento i prigionieri che avevano coltivato una dimensione interiore, riuscivano anche nell’atrocità di quei giorni, a trovare un senso. “Ogni uomo, anche se condizionato da gravissime circostanze esterne, può in qualche modo decidere che cosa sarà di lui (…). La libertà spirituale dell’uomo, quel bene che nessuno può sottrargli finché non esala l’ultimo respiro, fa sì che egli trovi fino al suo ultimo respiro il modo di plasmare coerentemente la propria vita. (…) dappertutto l’uomo è messo a confronto con il proprio destino, deve cioè decidere se farà di una mera condizione di vita, una conquista interiore.”
La meditazione nella ricerca di significato
Per molti, l’incontro con la meditazione permette di riscoprire in vari modi che la nostra vita ha un valore, un significato. La scelta di fermarci e incontrarsi ci rimette in contatto con questo dono incredibile che è la vita. Per qualcuno, la scoperta del proprio respiro risveglia la comprensione della preziosità della vita e l’urgenza di viverla pienamente. La meditazione ci allena a riconoscere cosa merita la nostra attenzione. Risuonano le parole del maestro Corrado Pensa che parlando proprio di questa urgenza dice: “Dunque, praticare per vivere. Per vivere la vera vita, per non sprecare la vita. E, ancora, la pratica lo indica sempre più chiaramente: la vita umana è preziosa, la vita è cara, la vita è amabile. (…) la vita ha un valore inestimabile e l’incontro con la pratica ci insegna una cosa alla quale abbiamo sempre fortemente aspirato: ci insegna a non sprecarla, ci incoraggia a dare ‘vita alla vita’, invece di alimentare l’amarezza e l’insoddisfazione. (…) Di conseguenza più la pratica ci nutre, più diventa urgente, e più diventa urgente, più si attenua la nostra inclinazione all’infelicità.”
Diventa importante allora indirizzare la vita attraverso i valori che abbiamo scoperto o ritrovato. Ecco che la coltivazione di un’intenzione può essere d’aiuto. Con l’intenzione non facciamo altro che ribadire ciò che è importante per noi. È interessante notare come spesso l’intenzione con cui pratichiamo si trasforma nel corso degli anni. Inizialmente l’intenzione è più simile a un’aspettativa che abbiamo verso noi stessi, la meditazione o il mondo; nel tempo si trasforma in un timone che indirizza la nostra vita e ci responsabilizza sull’impronta che vogliamo lasciare. Ancora, l’intenzione si sposta da una dimensione individualista a una altruistica. Ci accorgiamo che la nostra meditazione, non è un tempo rubato ai nostri cari, piuttosto proprio i nostri sforzi della pratica concorrono al benessere di altri.
Trovare significato nella pratica informale
Ma perché aspettare i momenti di smarrimento e sofferenza per riempire la nostra vita di significato? In questo senso la meditazione attraverso la pratica informale riempie di valore ogni momento della giornata. I meditanti scoprono il senso della vita nelle piccole cose: nella tavola preparata con cura, nel miracolo della natura, nel sorriso di uno sconosciuto. Se crediamo che il senso della vita sia indipendente dalla vita di tutti i giorni, allora perdiamo la parte più importante della pratica che ci mostra appunto la preziosità alle piccole cose. E allora ecco che la meditazione non ha la pretesa di trovare risposte ai grandi interrogativi della vita, quanto piuttosto sollecita le domande, la curiosità e l’apprezzamento per la vita. Scopriamo che meditiamo per imparare a scegliere momento dopo momento come rispondere alle domande che la vita ci offre; a responsabilizzarci nell’incontrare la vita e così facendo la riempiamo di significato. Soprattutto la meditazione ci insegna che questa ricerca di senso, proprio come la gioia, va cercata e coltivata.
Prima di chiudere, ecco una domanda da esplorare: come la pratica ci supporta nel trovare ispirazione e significato?