Vi ricordate il celebre Canto di Natale di Dickens? Racconta la storia di Scrooge, un vecchio dall’esistenza solitaria, tirchio e privo di umanità. Nella notte della vigilia di Natale, viene visitato da tre fantasmi del Natale passato, presente e futuro: un viaggio ricco di tenerezza per i giorni dell’infanzia, di amarezza per un presente che avrà delle conseguenze in un futuro sempre più triste.Risvegliatosi, il personaggio ha una vera e propria rivelazione (probabilmente un insight). Ha visto, ha capito. In un momento di grande consapevolezza si rende conto che ha una scelta, che può ancora cambiare le cose. In preda all’euforia, organizza un bellissimo giorno di Natale per sé e le persone intorno a lui. Che ricchezza avere una scelta! Sono certa che è quello che vorremmo tutti e che spesso crediamo di non avere.
Se chiudo gli occhi e penso ai miei Natali passati, la memoria va a quando ero bambina o ragazzina.
Ricordo le serate a casa degli zii, i pranzi dalla nonna, i giochi con i cugini, il cinema il pomeriggio di Natale. Il presepe con i pastori di terracotta e l’albero di Natale, una musicassetta che mio papà aveva portato dalla Germania con canti di Natale di cui non capivamo le parole ma di cui percepivamo l’emozione, e poi un porta candele con dei cavallini di metallo che giravano al calore della fiamma. Ancora oggi sorrido solo pensando a quei piccoli tesori delle feste.
Il mio Natale presente è assai diverso. Negli anni la vita ha toccato anche noi. Nessuno è immune. Tante persone care non ci sono più, mio papà non sta bene come una volta, e i festeggiamenti non sono più tanto affollati. Le tradizioni cambiano insieme alla famiglia che come un organismo vivo si allarga e poi si restringe e poi si allarga e poi di nuovo si restringe. Oggi sono sposata e la mia famiglia include il mio grande amore, mio marito. Trascorriamo il Natale un anno con la mia famiglia a Palermo, un anno con la sua a Cortina.
Il mio Natale presente è caratterizzato da una certa tendenza anticipatoria: prefiguro una gran confusione a cui non sono abituata. Mi auto-candido a comprare i regali e organizzare i pranzi e fare la spesa, sperando che una buona programmazione ci risparmi malumori e difficoltà. Con tutto questo correre per semplificare, pianificare e organizzare, a volte temo di dimenticare il vero senso delle feste. Eppure, se ci penso, i Natali passati non erano così pianificati e prevaleva l’allegria e la spensieratezza.
Ogni tanto mi lamento di non avere mai trascorso un Natale nella mia casa a Treviso o nelle varie città che mi hanno accolto negli ultimi 18 anni. Eppure se mi soffermo a osservare, sono grata di poterlo passare vicina alle persone che amo e non vorrei nulla di diverso. L’amore per la mia famiglia è il minimo comune denominatore nei miei Natali passati e presente.
La pratica della consapevolezza mi invita a notare, a essere presente ai doni della vita dal momento in cui mi sveglio al mattino fino al momento in cui vado a letto. Non posso non notare l’abbondanza che mi circonda e esserne grata. Eppure, la gratitudine porta con sé l’impronta della vulnerabilità. Ci viene ricordato che il tempo è limitato e le esperienze sono fugaci, quindi è meglio fare tesoro di ciò che abbiamo ora e vivere pienamente ciò che per noi è veramente importante.
Per questo, non sapendo come sarà il mio Natale futuro, mi faccio qualche augurio. Come Scrooge in Canto di Natale, so di avere una scelta. La pratica della mindfulness fa scorgere questo spazio, la possibilità di scegliere come rispondere a queste feste. Ecco il mio augurio per questo Natale e per quelli futuri.
Che io possa apprezzare e essere grata a ogni momento. Non c’è nulla di scontato.
Che io possa concedermi di non programmare. Ok, forse per quest’anno è un po’ tardi…
Che io possa trascorrerlo vicino alle persone che amo, ricordandomi che questa è la vera unica abbondanza e dono.