La consapevolezza ha in sè il seme dell’equanimità. La pratica mindfulness ci allena a questo sguardo aiutandoci a notare verso ogni stimolo piacevole, spiavecole o neutro con pari dignità.
C’è una storiella assai nota nelle sale di meditazione che racconta di un contadino cinese dedicato a lavorare la terra con l’aiuto di suo figlio. Un giorno il loro unico cavallo scappò. I vicini non persero tempo nel presentarsi alla portale contadino per compiangere la disgrazia di avere perso quell’unica ricchezza. Il padre però mantenendo un certo equilibrio rispondeva serenamente: “Bene o Male? Chi può dirlo?”
Qualche giorno dopo il cavallo ritornò portando con sè una mandria di cavalli selvatici. Di nuovo i vicini si presentarono alla porta urlando questa volta per l’immensa fortuna. Il vecchio contadino, con lo stesso equilibrio disse:
“Bene o Male? Chi può dirlo?”
Qualche giorno dopo, il figlio nel tentativo di addomesticare uno dei cavalli, ricevette un calcio restando immobilizzato per un po’.
I vicini, puntuali si presentarono alla porta urlando la disgrazia. Come avrebbe fatto ora il povero vecchio? Sempre con la medesima saggezza, il contadino rispose:
“Bene o Male? Chi può dirlo?”
Qualche tempo dopo, passarono per il villaggio gli inviati del re con il compito di reclutare i giovani da inviare in guerra. Trovando il povero ragazzo immobilizzato lo lasciarono stare. Probabilmente i vicini avrebbero urlato la fortuna di essere stato risparmiato.
Probabilmente il vecchio avrà risposto nello stesso modo di sempre. La storiella può andare avanti all’infinito perchè all’infinito veniamo toccati da eventi che classifichiamo come grandi fortune o grandi sfortune.
Questa storia viene spesso narrata per raccontare cos’è l’equanimità.
Una parola poco usata in italiano e il cui significato è comprensibile come imparzialità. Si riferisce alla saggezza con cui si incontrano gli eventi in modo aperto, neutrale, equanime per l’appunto siano essi piacevoli, spiacevoli o neutri.
La parola pali per equanimità è upekkha, che significa guardare oltre e infatti ben descrive uno sguardo ampio sulla vita che non viene intrappolato dal singolo evento, ma in grado di vedere un senso più ampio di cui non si conoscono i dettagli.
Spesso l’equanimità è una qualità associata alla saggezza dei nonni che non si preoccupano e non si lasciano coinvogere dai drammi dei nipoti, ma appunto, guardano oltre.
Ammettiamolo: non è facile. A questo proposito mi fanno sorridere le righe – di cui non sono riuscita a scovare l’autore ma che ho sentito da Jack Kornfield che dicono:
Se riuscite a restare tranquillamente seduti dopo delle cattive notizie, se in un momento di difficoltà finanziarie rimanete perfettamente calmi, se vedete i vostri vicini fare un viaggio in paesi esotici senza una fitta di gelosia, se riuscite a mangiare con soddisfazione qualsiasi cosa vi si metta nel piatto, se riuscite ad amare incondizionatamente quelli che vi circondano, se potete addormentarvi dopo una giornata impegnativa senza prendere una bevanda alcolica o una pillola, se potere essere sempre contenti dovunque vi troviate, siete probabilmente un cane.
Siamo umani, siamo soggetti a tutte le emozioni inclusa la rabbia, l’invidia, la vergogna e chissà quante altre. La pratica della consapevoelzza è un antidoto per mantenere il centro. La pratica non ci invita a cancellare l’invidia, la rabbia, la vergogna; quanto piuttosto a trovare stabilità anche in mezzo a tutto questo. Come una montagna possiamo essere attraversati dal giorno e dalla notte, dal sole e dalle intemperie, dalle stagioni, eppure restare stabili in mezzo a tutto questo, radicati in mezzo a tutto questo.
Come diceva A. Chan non esistono persone illuminate ma momenti illuminati. Allo stesso modo non esistono persone sempre equanimi e imparziali ma momenti in cui riusciamo a coltivare questa qualità.
La consapevolezza ha in sè il seme dell’equanimità. La pratica mindfulness ci allena a questo sguardo aiutandoci a notare verso ogni stimolo piacevole, spiavecole o neutro con pari dignità.
Allo stesso tempo, ci allena alla comprensione che anche quello sguardo non durerà per sempre. L’equanimità non è uno stato che si conserva staticamente. Così come non lo è la concentrazione. Va ogni volta rinnovato.
Possiamo fare esperienza di questa saggia imparzialità ogni giorno e non solo nel nostro cuscino di meditazione; come quando anche in mezzo a una tempesta di emozioni o di una giornata difficile riusciamo a mantenere la calma. Soprattutto abbracciando la vita nella sua interezza e, come dice una poesia che amo molto, scegliendo di accogliere l’intera gamma della vita.
Questa vita non riguarda
tagliare via le parti
che non mi piacciono
così che rimangano
quelle che mi piacciono.
Scelgo l’intera gamma:
notte e giorno,
ciò che è semplice
e il suo opposto,
la ruota che cigola
e ciò che la lubrifica.
Spingi ogni pezzo
di vita lontano, e una chiave
che avrebbe potuto
aprire una porta
è perduta, gettata via
con la spazzatura. Prego
di per avere il coraggio
di ricevere la catastrofe completa,
comunque sarà,
senza bisogno di respingere nulla.
– Danna Faulds