Si dà sempre tanta importanza alle intenzioni che guidano la nostra pratica e la nostra vita. Non si parla altrettanto spesso di un tema che è in un certo senso ancora più importante; quali sono le conseguenze del nostro agire, parlare, pensare? Se imparassimo a riflettere sulle conseguenze, le nostre intenzioni sarebbero forse perseguite con maggiore energia, disciplina e convinzione?
Molti di noi iniziano la giornata, la settimana, o anche la pratica di meditazione, formulando un’intenzione. Senza volerci addentrare su cos’è e cosa non è un’intenzione e quanto diversa sia dagli obiettivi, mi piace semplicemente dire come le intenzioni assomigliano molto spesso alla direzione che vorremmo dare alla nostra vita, funzionano un po’ come una mappa di orientamento che guida il nostro essere al mondo. In un certo senso precedono e appunto orientano il modo in cui scegliamo di agire, parlare, pensare.
Parlo spesso di intenzioni ai gruppi di praticanti, riflettendo sulle sull’importanza di avere intenzioni di vita, e anche intenzioni che accompagnino un periodo prolungato; anche un’intenzione pratica.
Eppure una delle domande più frequenti è come mantenere fede alle nostre intenzioni. Ne ho parlato di recente in un blogpost quando racontavo che mi ero legata un braccialetto rosso per ricordarmi di un’intenzione che desideravo perseguire per run certo periodo.
Le conseguenze
Sto scoprendo che uno dei modi per sostenere le nostre intenzioni è portare attenzione alle conseguenze delle nostre azioni. Quello delle conseguenze è un tema centrale nella pratica mindfulness e ancora di più nella tradizione da cui arriva.
Momento dopo momento possiamo domandarci l’impatto che le nostre azioni, parole o pensieri avranno sul momento successivo e sulla fine della nostra giornata. O anche, quali saranno le conseguenze nel momento in cui le nostre intenzioni non saranno rispettate.
Possiamo fare la prova anche subito. Se la mia intenzione è prendermi cura di me e ritagliarmi un tempo per restare sola, magari meditando, riconosco già la frustrazione quando mi accorgo di non avere portato avanti questa intenzione. Ma se rifletto non solo sulla possibile frustrazione come prima conseguenza ma anche sull’impatto positivo che avrebbe coltivare una mente lucida, sulla cura che avrei verso gli altri e tanto altro, ecco che queste conseguenze possono diventare una vera e propria ispirazione, un motore per perseguire la nostra intenzione per quanto difficile. Ecco che portare attenzione alle conseguenze, ricordarmi di tutto quello che potrebbe seguire, comporterà un’immediata urgenza di fare qualcosa.
Causa-effetto
Quella delle conseguenze è un elemento centrale nella pratica che può essere ricondotto a un insegnamento tanto centrale quanto frainteso che è quello del kamma (in lingua pali), o karma (in sanscrito) il cui significato è semplicemente quello di azione. Erroneamente inteso come una sorta di punizione e di giudizio universale con implicazioni su possibili vite future: racconta piuttosto un’opportunità che ci rende consapevoli delle conseguenze di ogni nostra azione. Il kamma racconta l’eterna legge di causa-effetto e l’impatto che parole, pensieri e azioni hanno su di noi e su altre persone e, sulla capacità che abbiamo di scegliere momento dopo momento e così determinare l’impatto che il nostro agire avrà nel momento successivo. La nostra esperienza diretta di questa legge di causa-effetto può essere una forte motivazione per sviluppare condizioni favorevoli alla nostra intenzione in modo che ci lasci un senso di soddisfazione e realizzazione momento dopo momento, e che produca i suoi frutti in futuro.
Spesso, parlando di karma, si dà importanza alle intenzioni benevole che guidano le nostre azioni. L’invito oggi è portare attenzione sulle conseguenze che possono sorgere quando non portiamo sufficiente disciplina alle nostre intenzioni.
Perchè praticare con le conseguenze
Quando siamo unicamente focalizzati sulle intenzioni magari non ci curiamo delle conseguenze. Le intenzioni diventano quasi una scusa, una giustificazione “le mie intenzioni erano buone, eppure…”. Oppure non ci interessiamo su come arriviamo al perseguimento, così interpretando un’altrettanta fraintesa espressione secondo cui il fine giustifica i mezzi.
Ma per tornare all’esempio di prima, se per mantenere la mia intenzione di prendermi cura di me, finisco per litigare con chi mi sta vicino rivendicando il mio tempo, il mio spazio e magari trascurando i miei cari, quanto veramente sarò riuscita nella mia intenzione? Il modo in cui portiamo avanti le nostre intenzioni determina il successo delle nostre intenzioni.
Ricominciare
Se siamo riusciti a tenere fede alla nostra intenzione o se le conseguenze non sono state quelle sperate, possiamo sempre ricominciare: ogni respiro è un nuovo inizio. Anche per questo è utile provare a tenere le intenzioni per un periodo di tempo prolungato in modo che si possa di tanto in tanto rivisitarle, interrogarsi, riformulare la direzione che stiamo dando alla nostra vita.
Chiudo con alcune righe del Venerabile Henepola Gunaratana quando ci responsabilizza a diventare consapevoli del nostro agire: “Voi siete gli artefici del vostro futuro, l’esperienza lo insegna. Il vostro comportamento non è immutabile legge di natura. In ogni momento avete la possibilità di cambiare, di trasformare i vostri pensieri, il vostro linguaggio, le vostre azioni. Se vi esercitate a essere consapevoli di quello che fate chiedendovi quali saranno le conseguenze più probabili, se positive o negative, avrete imboccato la strada giusta. Formulare ripetutamente buone intenzioni genera una potente voce interiore che vi terrà in carreggiata ricordandovi, quando cadete nel circolo vizioso dell’infelicità che dalla trappola si può uscire”.