Oggi rifletto sul senso della parola vacanza; una parola che contiene già nella sua etimologia un senso di spazio e di libertà; dal latino ‘vacare’ essere vuoto, libero. Un vuoto dal lavoro, dallo studio, dalla routine, uno spazio che è libertà.
“Summer afternoon—summer afternoon; to me those have always been the two most beautiful words in the English language.” (Pomeriggio d’estate – pomeriggio d’estate; per me sono sempre state le due parole più belle della lingua (inglese).
Questa citazione di Henry James mi catapulta in pomeriggi lontani: il suono di una cicala in sottofondo, distesa su un divano magari con un libro in mano mentre il mio sguardo è rivolto fuori dalla finestra, assorta in pensieri leggeri. Niente da fare e nessun posto dove andare.
Chissà se è solo un prodotto della mia fantasia o se c’è stato un tempo in estate in cui mi sono lasciata davvero cullare dal dolce far niente.
Cosa vuol dire essere in vacanza
Oggi rifletto sul senso della parola vacanza; una parola che contiene già nella sua etimologia un senso di spazio e di libertà; dal latino ‘vacare’ essere vuoto, libero. Un vuoto dal lavoro, dallo studio, dalla routine, uno spazio che è libertà.
Eppure per me è difficile tenere questi spazi veramente vuoti e fatico a sentirmi veramente libera.
L’arrivo dell’estate si trasforma spesso nel bisogno di realizzare tutto quello che non sono riuscita a fare nel corso dell’anno: leggere i libri in lista d’attesa, studiare, cucinare, vedere gli amici che non ho visto, passare più tempo con la famiglia. Cerco di fare “scorta” per i mesi che ho davanti. Cioè dopo mesi di tanto lavoro, uso l’estate per preparare i mesi di altrettanto lavoro. E quando riposo?
Mi viene in mente la favola di La Fontaine La Cicala e la Formica. Quanto saggia era la formica a fare provviste per l’inverno. Però rileggendola ultimamente, trovo altrettanto saggia la cicala che canta al sole e coglie il momento unico e irripetibile.
Forse il giusto sta nel mezzo. Come sempre.
Sentirci impegnati (e utili)
Ricordo che qualche tempo fa, ho letto una frase che mi aveva colpito particolarmente. “Stop the glorification of busy”. Basta glorificare dell’essere impegnati. Trovo che sia diventato un po’ un trend il doverci sempre sentire impegnati e utili. Come se mostrarci in vacanza equivalesse a mostrati in fallo.
Io stessa, se mi prendo un weekend di pausa con mio marito, sento doveroso portare sempre con me qualche lavoro da sbrigare. C’è un silente e forse inconscio senso di colpa nel mostrarmi – a me stessa ancora prima che agli altri – che sì, sono in vacanza.
Se l’estate è una pausa dalla routine, forse possiamo trasformarla in un’occasione per fare tabula rasa e creare uno spazio in cui ritrovare ciò che per noi è vero, magari spolverare un vecchio sogno o dare sfogo a una segreta vocazione. A volte in questo spazio fuori dall’ordinario maturano delle profonde intuizioni e rivoluzioni.
Qualcosa di potente, qualcosa di solenne si verifica quando smettiamo di girare a vuoto sempre intenti a realizzare vite e progetti che non sono i nostri. L’estate può essere l’occasione per stabilirci in noi stessi, sperimentare la vita e magari ricordarne il suono primitivo dentro di noi.
Le mie valigie per i prossimi mesi sono cariche di libri da leggere, ricette da provare e condividere con amici. Ho moltissimo da studiare e ho anche pianificato un ritiro silenzioso di una settimana. Come nei mesi del lockdown vorrei ritagliarmi del tempo per disegnare ogni giorno, almeno un disegno al giorno. La mia intenzione è tenere tutte queste cose sulla mano con il palmo aperto in modo che possano restare e magari realizzarsi o scivolare via senza troppo attaccamento.
Il mio augurio per queste vacanze, è proprio quello di fare tabula rasa e sperimentare, lasciare che la nostra vocazione emerga o che nello spazio di queste settimane noi si possa ricordare il suono delle nostre giornate più vere.
Vi lascio con una poesia di Hafiz che dal XIII secolo ci esorta a non restare prigionieri ma trovare in questa vita ciò che ci fa sentire liberi.
Non siamo venuti qui per restare prigionieri
Ma per arrenderci sempre più profondamente
Alla libertà e alla gioia.
Non siamo venuti in questo mondo squisito
per restare in ostaggio dell’amore.
Corri mio caro, da qualsiasi cosa
che potrebbe non rafforzare
Le tue preziose ali in erba,
Corri più che puoi, mia cara,
Da chiunque sia disposto a mettere un coltello affilato
Nella sacra, tenera visione
Del tuo bel cuore.
Abbiamo il dovere di fare amicizia
Con quella parte di noi, obbedire alla nostra casa
E gridare le nostre ragioni
“Oh per favore, oh per favore
esci e gioca.”
Perché non siamo venuti qui per restare prigionieri,
O per confinare i nostri meravigliosi spiriti
Ma per sperimentare sempre più profondamente
il nostro coraggio divino, libertà e luce!