A Febbraio 2018 ho partecipato alla ormai famosa conferenza creata da Soren Gordhamer in California dal titolo Wisdom 2.0. Insegnanti di meditazione, attivisti, organizzazione no profit, aziende tecnologiche e social, medici e ricercatori, giornalisti tutti riuniti per capire come la pratica della consapevolezza può contribuire in un mondo 2.0.
3000 persone provenienti da 30 paesi, 75 speaker che includono incredibili insegnanti di meditazione, gli stessi di cui leggo libri e ascolto podcast! E’ impossibile sintetizzare un’esperienza del genere; ho scelto 7 lezioni da condividere. Ecco la mia stringata selezione.
1. Jon Kabat-Zinn – Sono qui?
Sono debitrice con questa persona che ha contribuito alla diffusione della mindfulness come oggi la conosciamo e ha creato il programma di riduzione dello stress MBSR nel 1979 che oggi insegno. Jon con tutto il suo carisma ha parlato della necessità di vivere la mindfulness, di vivere la consapevolezza, non come qualcosa eccezionale ma come un atteggiamento alla vita. In inglese di direbbe embodiment, per esprimere la qualità di incarnare la presenza mentale. Ha sottolineato in questo l’importanza e il ruolo del non-sapere e del non avere alcuna destinazione nella pratica, la possibilit. Piuttosto che domandarsi “am I there?” (sono arrivato?) domandarsi “am I here?” (sono qui?)
2. Roshi Joan Halifax – Strong back, soft heart
E’ stata forse la vera rivelazione ascoltare Joan Halifax! Sarà perché si occupa di accompagnamento al fine vita (e io sono una volontaria Advar). Di questa donna mi ha colpito l’ironia, la grinta e l’attivismo avvolti nel tipico abito della tradizione zen. Joan ci ha guidato una pratica che l’ha resa nota tra i meditanti “strong back, soft heart” la possibilità di mantenere una schiena forte, in grado di sostenere il peso con presenza e dignità; e un cuore morbido: un invito a incontrare con compassione, spaziosità e morbidezza la vita nelle sue sfaccettature. Spesso siamo soliti fare l’opposto: affrontiamo la vita con la schiena e le spalle curve dal peso degli eventi e con un cuore indurito dalla paura o dal resistere emozioni difficili.
3. Sharon Salzberg – Mindfulness Training di Resilienza
Sharon, viene spesso considerata la mamma della meditazione metta, della “gentilezza amorevole” ci ha guidato naturalmente in questa pratica ma non solo. Ha parlato della pratica della meditazione come della pratica per eccellenza di resilienza. Portare attenzione al momento presente (magari attraverso l’ancora del respiro) è solo un aspetto della pratica che esprime il suo momentum proprio quando la nostra attenzione va altrove. Quello è il momento di mindfulness, quello il momento in cui “we let go and begin again”, lasciamo andare e ricominciamo. In quel momento, stiamo a tutti gli effetti esercitando la nostra naturale capacità di essere resilienti.
4. Frank Ostaseski – Benvenuto ego!
Ho una vera passione per Frank che avevo avuto già la fortuna di incontrare già in un altro ritiro. Anche lui si occupa di accompagnamento al fine vita e l’ispirazione che riesce a trasmettere questo uomo è incredibile. Dovendo scegliere solo un insegnamento, scelgo la possibilità di essere gentili verso il nostro ego! Passiamo il tempo a recriminare l’ego e le storie che racconta. Cerchiamo di sopprimerlo, di controllarlo. Frank lo ha definito una versione cheap (economica) di noi stessi. Lasciamo che l’ego faccia il suo lavoro, solo non crediamogli completamente. In definitiva la possibilità di accogliere anche quella parte di noi, è a tutti gli effetti una qualità dell’amore. Come pensiamo di trovare la libertà se lasciamo fuori una parte di noi? Come possiamo essere veramente interi e integri se lasciamo fuori una parte di noi?
5. Tarana Burke – #MeToo
Tarana è la donna che oltre 10 anni fa ha iniziato il movimento #MeToo, dedicato a dare voce agli abusi sulle donne e diventato assai famoso anche grazie al contributo di Hollywood.
Il coraggio di parlare di una donna, ha ispirato un’altra donna, e così via fino a creare una comunità fondata sul coraggio. Tarana ha toccato la corda dell’attivista che è in me. Ha parlato di Radical Community Healing, cioè della necessità di spostare il focus individualista verso la collettività e occuparsi della sua guarigione in modo radicale usando proprio la forza della comunità. Questo comporta anche uno spostamento dalla visione da vittima a sopravvissuta. Nel sopravvivere ci stiamo anche impegnando a condividere questa vittoria con la comunità. L’offesa diventa non la destinazione finale ma l’inizio, la scintilla per dare movimento alla guarigione.
6. Radha Agrawal – Cosa faccio per la comunità in cui vivo?
Mi sono trovata per sbaglio ad ascoltare la presentazione di questo gruppo che organizza feste scatenate, dei veri e propri rave party al mattino ma…senza alcol e senza droga. Si trarre di Daybreaker, una comunità che conta 450.000 giovani su 23 città nel mondo, fondato e guidato da una CEO molto cool. Sono rimasta ad ascoltare e ho imparato tanto sul costruire una comunità e nell’importanza di identificarsi in valori chiari. Mi sono trovata a osservare la mia comunità e a domandarmi sul contributo che posso offrire con il mio lavoro. Un invito a prendere responsabilità del ruolo che abbiamo nella comunità in cui viviamo. Itaca Mindfulness nasce dal desiderio di servire questa comunità, come posso meglio contribuire?
7. 3000 people – Un’intima Comunità
E’ incredibile come un gruppo di 3000 persona possa riuscire a sentirsi intimamente legato. Eppure è quello che è successo. Il minimo comune denominatore era la consapevolezza. Nonostante le diversità culturali, professionali, c’era un linguaggio comune, gentilezza e generosità in ogni gesto. Una sincera curiosità verso l’essere umano.
Come potrebbe essere diversa la mia vita, le nostre giornate se portassimo un senso di presenza, di consapevolezza, di genuina gentilezza e sincera curiosità in ogni relazione?