Mai come in quest’anno, il passaggio al nuovo anno è atteso con emozioni altalenanti. Le aspettative per il 2021 sono così alte che dimentichiamo le aspettative che anche su noi sono state riposte.
In molti dicevano che saremmo usciti migliori da quest’esperienza. Sembrava che la pandemia ci avrebbe reso più buoni e saggi. La seconda ondata ci ha trovato invece più stanchi e nervosi. In questo momento mi sembra di sentire tutti semplicemente esitanti.
Anche io sono esitante davanti questo 2021. Ho piccoli grandi desideri, come quello di potere riabbracciare i miei genitori, tornare a sedere in meditazione in una stanza reale e non preoccuparmi troppo di respirare e condividere la stessa aria ma sentire anzi in questo scambio la nostra vicinanza, che l’isolamento sta mettendo in discussione.
Mi piace pensare però che da questo strano 2020 abbiamo tutti avuto un assaggio della vicinanza con gli altri in una sorta di empatia universale. Per una volta abbiamo avuto tutti l’occasione di sentire cosa vuol dire vivere nell’incertezza, fare piani senza la certezza di portarli avanti, concentraci su ciò che veramente conta perché non c’è tempo da perdere, meravigliarci del nostro respiro e esserne grati. Ci sono persone che ogni giorno vivono così a prescindere dalla pandemia.
È stato senz’altro un anno segnato da tante perdite. Penso alla mia amica Kathy, a Giulia di Dodi che è mancata troppo presto, e a Ivano che si sta ora riposando da tante fatiche. E penso al papà di Paola, a quello di Sabrina, e di Giorgia e a quello di Nicoletta. Penso alla mamma di Giovanna e a quella di Daiana, ma anche alla vicina di Alessandra che è stata un po’ una mamma per tutta Via Sant’Antonino. Chiedo scusa per le persone che non mi stanno ora venendo in mente ma che sicuramente hanno fatto tremare il mio cuore.
Sì, perché effettivamente io mi commuovo facilmente quando qualcuno ci lascia anche se non l’ho mai conosciuto. Per quanto sia una volontaria di hospice, che ha continuamente a che fare con la fine della vita, sono contenta di lasciare che il mio cuore tremi quando una vita si spegne. Mi vengono in mente delle parole di Chandra Livia Candiani che dicono:
“I bambini si lasciano scuotere dalla morte, abbattere. Da piccola mi sembrava che gli adulti fossero troppo aggrappati , non si lasciavano strappare via abbastanza e guarivano troppo presto, non sentivano più il mare dell’inconsistenza sotto i piedi, non erano più marinai della morte. Oggi vorrei che la morte restasse uno scandalo. Lasciarci scuotere forte, stare muti davanti al mistero, è così per me che si accoglie l’inaccettabile, non accettandolo passivamente, ma lasciandosi squassare, ospitarlo. (…) La morte scandalizza la nostra visione autocentrante, il nostro tutto bene sempre, il nostro controllo, il nostro controllo. Ti prego morte non lasciarti addomesticare, non diventare turistica, continua a farmi un assoluto male e dammi il mistero di te, di me della non separatezza”.
E mentre, seguendo il consiglio di Chandra Livia Candiani, mi lascio scandalizzare dalla perdita, riconosco e celebro tutta l’abbondanza della vita che ci circonda e le cose che sono successe quest’anno. Frank è arrivato in Italia, ha raggiunto la sua mamma che lo aspettava da anni e sta imparando l’italiano con una maestra che non conosco ma a cui voglio bene. Claudia aspetta la sua bambina e Sasà presto darà il benvenuto al suo terzo figlio. Ilario si è laureato; Guglielmo anche e ha trovato lavoro. Stefania si è sposata. Anna ha iniziato il ginnasio e Irene la prima media, mia mamma ha imparato a usare i ferri, mio suocero ha iniziato a ballare la zumba e gli hanno rinnovato la patente ancora per un anno.
E poi finalmente Ingela ha fatto il suo intervento e anche “Anna da Milano” (come la chiamo io), e Saso ha avuto i suoi farmaci senza bisogno di andare a Milano. La vita ha continuato il suo corso nonostante tutto, a volte con piccole grandi sorprese. Che consolazione.
Io in estate sono tornata in Sicilia dopo anni che non andavo in Agosto; ho passeggiato sul lungomare con mio padre e mia sorella. Anche quest’anno ho dedicato il primo bagno a Paola così da abbandonare qualsiasi stupida esitazione sulla prima acqua gelida.
Sono grata per ogni piccolo momento.
La foto che ho scelto per questo blog l’ho scattata in estate mentre visitando un paesino di 3000 anime ci siamo regalati delle chiacchierare leggere con i vecchi del paese. Ci hanno raccontato come hanno vissuto i mesi della chiusura e della speranza per i prossimi mesi. Niente di diverso dalle chiacchiere che ho sentito a Treviso, Palermo, Milano, Belluno, Parigi, Cortina, Cincinnati, New York eccetera eccetera. E ancora una volta questo mi ricorda l’universalità dell’essere umano, l’universalità del nostro sentire. Ricordiamocelo sempre.
Nella notte in cui si resta svegli per aspettare il nuovo anno, vi saluto con con alcuni versi di Rumi che invitano a restare svegli, a domandarci in che mondo vogliamo vivere, a ricordarci che la scelta è nelle nostre mani.
La brezza dell’alba ha segreti da dirti.
Non tornare a dormire.
Devi chiedere quello che davvero vuoi.
Non tornare a dormire.
C’è gente che va avanti e indietro
attraverso le porte dove i due mondi si toccano.
La porta è tonda e aperta.
Non tornare a dormire.Coltivare e Sostenere, Prevenire e Abbandonare