Oggi rifletto sul valore di un’espressione unica della nostra lingua: ti-voglio-bene.
Difficile da spiegare quando uno straniero mi chiede di tradurla. Non è ti amo, si usa in amicizia, si usa in famiglia, ma si può usare anche con la persona amata. Come spiegare queste tre parole così semplici e così profonde?
Uno dei ricordi recenti legate a queste parole riguarda la mia amica Paola.
Precisa, affidabile, stacanovista, veloce, multitasking, sempre sul pezzo su tutto. In tanti anni trascorsi insieme, nelle tante difficoltà professionali e personali che abbiamo condiviso, non abbiamo mai scambiato un’esplicita espressione del nostro affetto. Abbiamo sempre lasciato che i fatti raccontassero l’amicizia, il rispetto e la cura che avevamo l’una per l’altra: ci siamo fatte regali, favori, ci siamo prestate vestiti, ci siamo ascoltate e consigliate. La mia tendenza – tipica del sud – di baciare e abbracciare si ritraeva con Paola. In un mondo fatto di luoghi comuni, mi sembrava di percepire una certa freddezza nordica per cui non c’era spazio per queste cose. I fatti parlavano.
Quando Paola si è ammalata qualcosa è cambiato.
Pur non sapendo come sarebbero andate le cose, ogni occasione è diventata utile per dirsi “ti voglio bene”. L’ultima volta che l’ho vista in ospedale eravamo distanti e con la mascherina – come invece ormai siamo abituati a vivere per altre ragioni.
Quando ci siamo salutate ho sentito Paola dire “ti voglio bene”. Per un attimo ho avuto nostalgia della milanese frettolosa che non ha tempo per queste smancerie. Ma in verità ho amato sentire queste parole e ricambiarle. Abbiamo continuato a dircelo nei tanti messaggi fino alla fine. Era come una benedizione che davamo l’una all’altra.
Cos’era successo? Forse nell’impossibilità di raccontarci il nostro affetto con i fatti, è arrivata l’urgenza di rendere esplicito un sentimento, un’intenzione.
Cosa diciamo quando pronunciano queste tre parole ti- voglio-bene? Stiamo letteralmente dicendo “voglio il tuo bene”, “vorrei che tu fossi felice”, “che tu possa essere felice”.
Niente di più simile alla pratica di gentilezza che coltiviamo nella nostra meditazione, la metta. La consapevolezza di quell’amore che sentiamo al centro del petto che non riguarda solo noi, ma che in qualche modo ci ricorda la connessione tra tutti gli esseri.
A volte lo sentiamo quando siamo in mezzo alla natura e spontaneamente vorremmo aprire le braccia per enfatizzare la non-separazione tra noi e quello che ci circonda.
Quando parliamo del “volere bene a se stessi”, cos’altro è se non un’intenzione che dice “che io possa essere felice”, un senso di protezione che invochiamo per noi.
Ho raccontato la storia di Paola per ricordarci che lì dove non possono essere i fatti a mostrare il nostro affetto, possiamo ricordare alle numerose persone che incrociamo nelle nostre giornate che vogliamo il loro bene. Anche quando diciamo loro, “buona giornata” stiamo dicendo “che-tu possa-essere-protetto-e-al-sicuro”, e così via per le mille intenzioni che rivolgiamo alle persone. Per non dire quando rispondiamo “salute” dopo che una persona ha starnutito. Avevo già condiviso una poesia che parla proprio di questo in un blog che racconta del nostro comune desiderio di appartenenza.
In queste giornate di distanziamento forzato, che noi si possa fare buon uso delle parole che conosciamo per condividere il nostro senso di connessione; che si faccia del nostro meglio perchè nessuna parola resti non detta.
Chiudo con alcuni versi di Hafiz che raccontano questo innato desiderio di sentirci amati e di sentircelo dire con le parole o con i fatti. Il primo verso “ammettilo” racconta di quel pudore per cui ci tratteniamo a esprimere e a chiedere questo augurio di connessione.
Ammettilo,
a ogni persona che incontri, stai dicendo
Amami.
Naturalmente non lo dici a voce alta;
Altrimenti
Qualcuno chiamerebbe la polizia.
Eppure, rifletti su questo aspetto,
su questa grande spinta in noi
di essere uniti.
Perché non diventare la persona
Che vive con una luna piena negli occhi
Che dice
Con la dolce lingua della luna
Quello che ogni altro occhio in questo mondo
Desidera sentire.